Fridtjof Nansen - Accademia di Studi Mediterranei

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FRIDTJOF NANSEN
(Norvegia, Store Froen 1861 -  Oslo 1930)
a cura di

Pietro Kuciukian
, Console Onorario di Armenia in Italia

Oggi vi voglio raccontare una storia, la storia di una vita dedicata, per scelta, all’umanità. Si può sempre dire un si o un no!

Anni fa ho cominciato a studiare, a conoscere e a capire la grandezza di Fridtjof Nansen, un Giusto  che sarà onorato oggi al giardino della Valle dei Templi, nel calore della luce del Sud che  Nansen amava tanto  quanto  i ghiacci e le nevi del Nord, la Norvegia, la sua terra. E sarà onorato assieme ad Armin T. Wegner, perché c’è un forte legame tra Fridtjof Nansen e gli armeni.

Ho cercato di trovare una formula diversa per parlarvi di lui, perché vorrei riuscire a trasmettervi il desiderio di saperne di più, di conoscere più a fondo la sua opera, e di trarre forza da questa figura esemplare di Giusto dell’Umanità.  

Ecco chi è Fridtjof Nansen!

Ho cercato di esplorare la pace, così come ho esplorato i ghiacci. Ho rinunciato alla mia passione per la scienza per lenire la sofferenza degli uomini.
Ci sono riuscito solo in parte.
Si può sempre fare di più per scuotere i politici, le istituzioni e tutti gli uomini di buona volontà!
La mia speranza è che tutti voi raccogliate dalla storia della mia vita qualche cosa che vi spinga ad agire, a prevenire il male, a mettere le vostre forze al servizio della pace e della giustizia!

Il mio più grande dispiacere è stato quello di dover abbandonare gli sci, le attività sportive, la passione per la ricerca, i miei ghiacci, il mio mare solidificato dal gelo, i pericoli e la volontà di superarli. Ma ancora di più mi ha addolorato divenire un uomo celebre e non poter più mettermi in ascolto del linguaggio delle foche e degli orsi polari.

Dal deserto del Polo nord battuto dai venti, a Londra, davanti ad un caminetto acceso, ad una scrivania ingombra di carte, lontano da tutto ciò che mi apparteneva. Ora molte cose mi sono chiare. Non credo di avere accettato l’incarico di scongiurare una guerra cruenta fra Svezia e Norvegia per dovere civico o perché qualcuno mi ha supplicato di intervenire. No, mi sono buttato nell’impresa perché era un’impresa impossibile, come quella di giungere al Polo nord con una nave da me costruita, la prima nave rompighiaccio al mondo! Ho sempre amato le imprese impossibili!

Ho convinto gli inglesi alla secessione pacifica fra i due stati federati, perché io ne ero convinto, e abbiamo salvato la pace! Almeno qui, nelle mie amate terre del Nord ci sono riuscito!

Poi la Grande guerra che ha portato immani sofferenze all’umanità intera e ancora una volta ho dovuto abbandonare la scienza, le scoperte, le avventure per navigare verso gli Stati Uniti d’America su un mare senza ghiacci, alla ricerca di frumento per sfamare la mia gente in preda ad una carestia senza eguali. Ormai vestivo i panni di un uomo di Stato per acclamazione e sentivo che su di me sarebbe calato il peso di grandi responsabilità, avvertivo che ancora una volta avrei dovuto rinunciare a ciò cui tutto il mio essere tendeva!

Finita la guerra, il mondo non era più quello di prima: milioni di morti, ma anche milioni di persone che non avevano più patria, milioni di persone che vagavano in un territorio senza più confini, alla ricerca di cibo. Milioni di soldati prigionieri che da un momento all’altro diventavano liberi, liberi di morire di fame e malattie. Così, quando la Lega delle Nazioni mi offrì di occuparmi dei profughi, dei diseredati, degli apolidi, non potei rifiutarmi. Sapevo che se mi fossi lasciato coinvolgere, avrei imboccato una via senza ritorno, tutti i miei lavori scientifici avviati, i nuovi progetti di ricerca….Avrei dovuto, ancora una volta, abbandonare tutto! E tuttavia mi sono buttato a capo fitto nell’impresa, e il mio amore per la natura è diventato amore per l’umanità.
C’è una cosa della quale mi intendo, cioè “di uomini”, avendo io vissuto con i miei compagni di avventura prove drammatiche durante le nostre esplorazioni e avendo viaggiato in molti paesi e continenti.

C’erano tedeschi in Russia e russi in Germania da ricondurre alle loro case. Migliaia di persone salivano sui treni per rientrare in patria, e i treni non tornavano vuoti, ma riempiti da altre migliaia di uomini. Ho creato un’associazione, il “Soccorso Nansen”, che si è occupata dei profughi dei vari fronti di guerra. Gente senza più patria, senza più documenti, apolidi ai quali ho consegnato il “passaporto Nansen”, riconosciuto da tutte le nazioni.

Per riuscire a trasferire le popolazioni ho requisito le navi sottratte al nemico, le ho fatte restaurare dai profughi e le ho utilizzate per il loro trasporto. Ho istituito le  fattorie Nansen, le farmacie Nansen, i pacchi Nansen, ma per riuscire ho dovuto gridare in faccia ai potenti che i loro cuori, dopo cinque anni di guerra fratricida, erano diventati di pietra.

La pena più grande l’ho provata verso il popolo armeno, sterminato dai turchi e tradito da tutti, un popolo che ha sofferto più di tutti gli altri per le promesse mancate, per l’indifferenza degli stati, per la loro noncuranza verso un popolo perseguitato, decimato, costretto alla fuga.

Anche la lettera inviata al presidente americano Woodrow Wilson da Armin Wegner che ha visto con i suoi occhi il genocidio nel deserto siriano non ha avuto alcun risultato. Ho avuto momenti di grande sconforto, sino a dare le dimissioni!

Ma non mi fermerò, non potrò mai chiudere gli occhi di fronte alle sofferenze degli uomini, raccoglierò denaro dai ricchi, ritornerò in Armenia, e cercherò di evitare che i sopravvissuti a tanto dolore non possano avere un futuro!

Il re di Norvegia, il mio re, quando mi ha consegnato il premio Nobel per la pace, mi ha detto: Fridtjof Nansen  è riuscito a trasformare l’amore per il prossimo in una potenza mondiale…

E io dico a voi, affrettatevi ad agire prima che sia troppo tardi, guardatevi intorno, aiutate, protestate, combattete per quei valori che custodite dentro di voi, cambiate la politica, lavorate per la pace, migliorate le istituzioni, sentitevi responsabili di ogni uomo che incontrate: potete e dovete farlo, solo così la mia storia avrà un significato!  

Pietro Kuciukian

 
 
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